In Umbria il Patronato della Cgil vince il ricorso contro il ministero dell'Interno.
Ha funzionato poco e male la sanatoria per lavoratrici domestiche e agricoli disposta dal governo per il periodo giugno 2020 - agosto 2021. I numeri, anche in territorio umbro, non sono stati certamente quelli attesi, tuttavia un piccolo, ma significativo risultato è stato ottenuto grazie all’azione del patronato Inca Cgil dell’Umbria, che, in collaborazione con la struttura nazionale, ha vinto un ricorso al Tar contro il ministero dell’Interno, allargando, seppur per un numero limitato di casi, i requisiti previsti per l’accesso alla procedura d'emersione.
“Tutto è partito dalla richiesta di un datore di lavoro di Perugia, che voleva regolarizzare la propria assistente familiare ucraina - spiega Alessia Giuliacci dell’Inca Cgil dell’Umbria - ma si è visto rigettare la richiesta per insufficienza di documentazione comprovante la presenza in Italia della donna, antecedente all’8 marzo 2020, data prevista dalla normativa.Tuttavia la lavoratrice era effettivamente presente in Italia, come dimostrato dal biglietto nominativo del pullman con cui proprio nel marzo 2020 aveva fatto ritorno a Perugia dopo un breve periodo nel suo Paese di origine". "Solo che - continua Giuliacci - per il ministero quello non era un documento valido, a differenza di biglietti analoghi di aerei e navi. Allora con i nostri avvocati Giulia Crescini e Francesco Lauria, abbiamo fatto ricorso sostenendo che quel titolo fosse invece altrettanto idoneo a dimostrare l’ingresso in Italia”.
In data 28 ottobre 2021 il Tar ha depositato la sentenza con cui respinge la decisione della prefettura di Perugia, ritenendola scarsamente motivata, e impone la rivalutazione del caso. “Questo pronunciamento vale naturalmente per il caso in questione, ma non solo per quello - conclude Giuliacci - perché se ci fossero casi analoghi ancora in trattazione, chiaramente le prefetture ne dovrebbero tenere conto”.