L’Inca è a fianco delle donne che subiscono violenza, ben oltre il Reddito di libertà. Non ci vuole molto a capire che l’ultimo sussidio, appena avviato, di un assegno massimo di 400 euro mensili per un anno, è ben poca cosa rispetto ai tantissimi problemi cui vanno incontro le vittime della violenza domestica e non, quando coraggiosamente decidono di uscire dall’incubo dei soprusi, accettando di essere seguite dai centri antiviolenza riconosciuti dalle Regioni e dai servizi sociali, pur di riprendersi la propria autonomia.
Siamo ben distanti dall’obiettivo di ridare dignità a chi se l’è vista calpestata: scarse sono le risorse stanziate (3 milioni di euro) dal D.P.C.M del 17 dicembre 2020, entrato in vigore il 20 luglio scorso, e tante sono le perplessità sul reale impatto di questa misura, se rapportato al fenomeno più in generale: oltre 20 mila donne, secondo l’Istat, nei primi 5 mesi del 2020, durante il lockdown, si sono rivolte ai Centri antiviolenza.
A voler essere ottimiste, ammesso che i fondi vengano distribuiti con il massimo della generosità possibile, il sussidio potrebbe interessare una platea di 625 donne, oppure di 1.250, se l’assegno di ognuna dovesse essere la metà. Inoltre, c’è da aggiungere che il Decreto istitutivo ha stabilito stanziamenti specifici per ciascuna regione, calcolati in base alla popolazione femminile presente in ciascun territorio, rilevata dall’Istat, compresa nella fascia d’età tra i 18 e i 67 anni.
Ricordiamo che le richieste del Reddito di libertà rientrano nelle competenze dei Comuni, i quali potranno anche decidere di aumentare le risorse già stanziate per decreto. Per facilitarne l’accesso l’Inps, con la circolare n. 166 dell’8 novembre, fa sapere che è stata predisposta una specifica piattaforma di collegamento con i Comuni italiani che permetterà di inoltrare l’istanza redatta dalla cittadina interessata, compilando il relativo modulo di richiesta (clicca qui per scaricarlo).
Destinatarie del contributo sono le donne residenti nel territorio italiano, che siano cittadine italiane o comunitarie oppure, in caso di cittadine di Stato extracomunitario, in possesso di regolare permesso di soggiorno, nonché le straniere aventi lo status di rifugiate politiche o lo status di protezione sussidiaria.
Al di là delle criticità, resta il fatto che il Reddito di libertà, segna un cambio di passo culturale…e dunque non va sottovalutato; soprattutto in ragione del fatto che non è alternativo ma va a sommarsi alle altre misure assistenziali, come il Reddito di emergenza, il Reddito di cittadinanza, la cassa integrazione, la Naspi, ANF e tutte le altre prestazioni di sostegno, già previste dalle norme vigenti, ed erogate dall’Inps, per le quali le donne potranno continuare a rivolgersi con fiducia alle sedi Inca.